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mercoledì 2 aprile 2014

Stefano Forcella

Stefano Forcella     La musica ha preso seriamente possesso di me quasi di colpo, come una folgorazione, in quella che per me è stata un’indimenticabile estate quando avevo 14 anni, età in cui le vere passioni cominciano a prendere forma dentro di noi e le forti emozioni si amplificano. I primi ascolti davvero influenti avvennero grazie ad un caro amico che mi passava musica metal del fratello maggiore: album come ‘The number of the beast’, ‘Appetite for destruction’, ‘Master of puppets’ e molti altri già scuotevano le mie ossa (e la testa con l’headbanging ai primi concerti di band locali). Fu questa la vera scintilla che mi portò, con lui ed altri amici della compagnia anch’essi appassionati dei nostri idoli di allora, alla decisione di mettere insieme una band. Nacquero gli “Incrostazione”. A dire il vero io non ne facevo ancora ufficialmente parte: batteria, chitarra, basso, voce (canonica formazione rock) erano già al completo, ma quando improvvisamente il bassista passò alla chitarra non persi l’occasione per prendere il suo posto! E così comprai, grazie all’aiuto di mia madre, il mio primo basso (come posso dimenticare il mio Sakura azzurrino simil Precision!).
La dedizione per lo studio fu subito forte: principalmente ‘tirandomi giù’ le parti di basso degli album di allora, emulando i miei idoli con ore di esercizi nella soffitta di casa -per non disturbare il resto della famiglia e vivere più intimamente questa nuova passione- ma soprattutto con i pezzi originali della mia band, mezzo ideale per dare sfogo alla nostra voglia di creatività. Per me, ragazzino allora forse un po’ troppo timido, anche la grande occasione per poter comunicare ed esprimere le mie emozioni e sentimenti con la musica piuttosto che con le parole. Forte anche il senso di passaggio dall’adolescenza a un’età più adulta, a una maggiore indipendenza grazie anche alle uscite con gli amici, non per trascorrere ore a bere nei bar sotto casa ma per andare ad ascoltare i concerti dei musicisti preferiti. E nuove emozioni si aggiungevano nell’aspettare con desiderio il momento delle prove e ancor più quello dei primi concerti!
La musica non era il mio vero lavoro (e passeranno ancora molti anni prima che lo possa diventare) ma già lo percepivo e vivevo come uno ‘stile di vita’ che occupava la maggior parte del mio tempo libero, facendomi sentire componente di una ‘specie’, quella dei musicisti, per me diventati ormai una seconda famiglia. La grande passione porta a farmi nascere anche il desiderio di raggiungere il successo, non tanto da un punto di vista economico ma soprattutto come possibilità di realizzare il mio sogno di vivere ‘con’ e ‘per’ la musica.
I miei primi dieci anni di forte attività si sono svolti all’interno di gruppi dell’underground bergamasco, mia terra di origine: le band in cui ho suonato sono state diverse, come molteplici sono stati i generi musicali che ho affrontato, tutto per fasi: partendo dal metal dei ‘Sepultura’ ‘Pantera’, poi al crossover dei ‘Living colour’ ‘primus’, poi al rock funk dei ‘RHCP’, al rap core dei ‘Rage against the machine’ ‘Beastie boys’,  all’acid jazz dei primi ‘Jamiroquai’, alla jazz/fusion ‘dei ‘Weather Report’, ai classici come Police, riscoprendo la New Wave come i ‘Duran Duran’, al prog dei ‘Rush’ ‘The flower kings’ all’electro dei ‘Daft Punk’ ‘Chemical Brothers’, a band nostrane quali ‘Bluvertigo’ ‘Subsonica’, e molto altro ancora…
Ho sempre ritenuto estremamente importante la versatilità e la curiosità, cercando di avere la più ampia visione della musica, senza pregiudizi ma anzi incuriosito e stimolato dal ‘nuovo’ grazie all’ascolto più vasto dei generi del passato e contemporanei, come indispensabile arricchimento della mia cultura musicale e come bassista.
Nel 2002 decisi di trasferirmi a Milano, come si suol dire “in cerca di fortuna”. Mi diedi subito da fare per entrare in contatto con la realtà musicale della zona e Tony, il classico ‘amico comune’, mi diede il numero di telefono di Kekko che stava appunto cercando un bassista per un progetto molto interessante…
L’incontro avvenne in un bar nella periferia di Milano: davanti ad una birra e un caffè Kekko mi spiegò i suoi programmi, dei brani che scriveva, della voglia di far musica e di avere una propria band. Da subito capii la determinatezza e la grande voglia di fare di questo ragazzo… così accettai senza indugi di fare parte della nascente band… i Modà.
Sono stati 10 anni molto intensi, ricchi di soddisfazioni, esperienze nuove anche dal punto di vista musicale, ma certo con momenti anche estremamente difficili dal punto di vista emotivo, economico, interpersonale, per la difficoltà di trovare una nostra collocazione e affermazione all’interno del difficilissimo e affollato panorama musicale italiano.
Grazie ai miei cari compagni Modà ho aggiunto un nuovo tassello alla mia formazione, un nuovo arricchimento del percorso musicale che ancora conserva ascolti di brani di vent’anni fa assieme a tutto ciò che di nuovo la scena musicale può offrire.

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